Piutost che 'na gott...
Inviato: giovedì 30 ottobre 2003, 13:36
... l'è mej piutost. Che, anche se comprensibile, traduco: piuttosto che niente è meglio piuttosto.
Il che vuol dire che i fine settimana passano tra telefonate ai ristoranti e visita ai vari mercatoni per la
scelta dei mobili della mia futura magione. Quindi è ben due fine settimana che non tocco la moto.
Adesso mi reco al lavoro con Adler, dato che il traffico è diventato insostenibile: però, facendo due conti,
estrarre la moto dal box, vestirsi, il viaggio, cambiarsi in tenuta da ufficio, equivale come tempo all'entrare dalla macchina,
fare il traffico, uscire dalla macchina.
E quindi non posso far altro che ammettere che vado al lavoro in moto perchè mi piace andare in moto.
Avvertire, giorno dopo giorno, la temperatura che si abbassa, sentire la pioggia picchiare sul casco, fendere il traffico e fare un poco salutare slalom tra gli autoveicoli.
Il percorso è superstrada-tangenziale nord- viale fulvio testi. Automobili e basta.
Oggi mi sono rotto e ho fatto il percorso che faccio in macchina, passando dai paesi.
E' molto più bello, anche se più faticoso e rischioso. La gente che cammina per la strada, una mamma di colore che accompagnava una bellissima bambina disperata a scuola, un gatto grigio che attraversa la strada con agilità.
E poi l'uomo della nettezza urbana che esce dal supermercato con l'occorrente per il panino, altre mamme che portano a scuola i bambini.
E fermarsi al semaforo e guardare dall'alto la gente dentro le sardomobili: negli occhi puoi leggere la paura di entrare nel mondo e la sicurezza che ti da questo nuovo utero di latta. E poi vedi gli sguardi di altri che vedono la moto, alzano gli occhi e gli leggi dentro la voglia di essere, come te, nel vento.
Lampeggi da Schwarz!
Il che vuol dire che i fine settimana passano tra telefonate ai ristoranti e visita ai vari mercatoni per la
scelta dei mobili della mia futura magione. Quindi è ben due fine settimana che non tocco la moto.
Adesso mi reco al lavoro con Adler, dato che il traffico è diventato insostenibile: però, facendo due conti,
estrarre la moto dal box, vestirsi, il viaggio, cambiarsi in tenuta da ufficio, equivale come tempo all'entrare dalla macchina,
fare il traffico, uscire dalla macchina.
E quindi non posso far altro che ammettere che vado al lavoro in moto perchè mi piace andare in moto.
Avvertire, giorno dopo giorno, la temperatura che si abbassa, sentire la pioggia picchiare sul casco, fendere il traffico e fare un poco salutare slalom tra gli autoveicoli.
Il percorso è superstrada-tangenziale nord- viale fulvio testi. Automobili e basta.
Oggi mi sono rotto e ho fatto il percorso che faccio in macchina, passando dai paesi.
E' molto più bello, anche se più faticoso e rischioso. La gente che cammina per la strada, una mamma di colore che accompagnava una bellissima bambina disperata a scuola, un gatto grigio che attraversa la strada con agilità.
E poi l'uomo della nettezza urbana che esce dal supermercato con l'occorrente per il panino, altre mamme che portano a scuola i bambini.
E fermarsi al semaforo e guardare dall'alto la gente dentro le sardomobili: negli occhi puoi leggere la paura di entrare nel mondo e la sicurezza che ti da questo nuovo utero di latta. E poi vedi gli sguardi di altri che vedono la moto, alzano gli occhi e gli leggi dentro la voglia di essere, come te, nel vento.
Lampeggi da Schwarz!