Benzina Normale...

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Picard
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Benzina Normale...

Messaggio da Picard »

Ciao a tutti,
è da un pò che non mi faccio vivo sul forum ma state tranquilli, vi seguo sempre! :wink:

Volevo farvi una domanda da 100 milioni di Euro... Secondo voi la Caponord riesce ad andare con la benzina normale?

Quest'estate ho intenzione di fare il solito giretto in Oriente e ho deciso di andare in Siria e Giordania, ma sulle guide turistiche leggo che trovare la verde è praticamente impossibile e la super è molto difficile...

La mia Capy sarà in grado di andare avanti con la Normale? Cosa devo fare? Portarmi dietro ettolitri di additivo? Modificare i settaggi della centralina? A voi l'ardua sentenza! :wink:

Lampz!
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omer68
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Messaggio da omer68 »

Se per normale intendi a 95 ottani,si funziona benissimo.
Faccio praticamente sempre il pieno in Francia,dove la 95 ottani viene venduta regolarmente..e costa anche un po meno...
Grassie
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Picard
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Messaggio da Picard »

... a me risulta che la benzina normale abbia 91 ottani... sbaglio?

Lamzp!
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lello
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Messaggio da lello »

Sergioenrico mi pare 3 anni fa abbia fatto Siria e Giordania e nn mi parlava di particolari problemi riscontrati. Vedrai ke quando legge ti dara' le dritte del caso.
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pikakka
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Messaggio da pikakka »

Picard intende sicuramente la benzina con piombo....
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SILVER
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Messaggio da SILVER »

Ciao Picard e ben risentito, :hallo:

a parte i consigli che arriveranno in diretta (ma non ti fidare troppo di chi parla per sentito dire...) .... perchè non chiamare anche in Aprilia visto che organizzano annualmente raid in paesi del Nord Africa con le CN? Probabilmente il problema lo hanno dovuto affrontare.....Poi una E-Mail all'Ing. Alberti o una telefonatina a Fiore......

In ogni caso poi facci sapere che siamo curiosi.....

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Muttley_Dosomething
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Messaggio da Muttley_Dosomething »

Di che anno è la tua CN? Se hai su il catalizzatore conviene che lo fai smontare pena la distruzione dello stesso. Poi non so se la CN ha una centralina che "riconosce" le benzine a basso numero di ottano (la BMW per esempio no) altrimenti va caricata una mappatura che regoli l'anticipo in modo di non avere battito in testa.
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Moma
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Messaggio da Moma »

Muttley_Dosomething ha scritto: Poi non so se la CN ha una centralina che "riconosce" le benzine a basso numero di ottano (la BMW per esempio no)
La GS1150 Adventure lo prevede. Si tratta di una specie di chiave che modifica la mappatura della centralina e l'adegua alle benzine a basso numero di ottani.

Forse ettolitri di additivo non ne serviranno, ma credo che questa sia l'unica soluzione praticabile, salvo provare come va.
Come forse avrete letto, nel giro "Siena" le CN mie e di Lello ed una Pegaso, hanno sofferto di un vistoso e antipatico calo di potenza.
Non sapremo mai se si sia trattato di acqua nel carburante oppure di una benzina "povera", ma la sensazione di guidare una moto da quasi 300 Kg. senza spinta al motore, non é gradevole...

Per cui...additiva pure!
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Muttley_Dosomething
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Messaggio da Muttley_Dosomething »

Moma mi spiace deluderti ma la spina doppia codifica sul GS ADV è un optional e neppure di quelli a buon mercato......
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Stefalco
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Messaggio da Stefalco »

Guarda caso questo calo di potenz lo hanno avvertito dopo che si sono alzati da tavola..... :ridi: :ridi: :ridi:
Questi CNisti stanno a limare sul peso della loro amata e poi mangiano come dei luridi :ridi: :ridi: :ridi:
Lo so io il calo della potenza a cosa è dovuto....al vostro aumento di peso.. :tutticontenti: :zitto:
Infatti la moto di Lello si è ripigliata a Milano dopo che lui aveva smaltito un po i grassi superflui :wc:
Rimettetevi un po in forma che è meglio..... :salta: :salta: :salta: :salta: :prrr:
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Messaggio da lello »

Ste meno male ke nn siamo venuti nella TERRA DEL MUTO'R allora se no adesso eravamo ancora spaparanzati a tavola e dopo dovevo farmi venire a prendere con il T.I.R.
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sergioenrico
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Messaggio da sergioenrico »

Ciao Picard,
Ho letto solo ora il tuo messggio. In Siria e Giordania ci sono stato nel 2000 con l'Africa Twin, ovviamente non catalizzata, e non ricordo problemi di benzina, se si esclude la rarità di distributori in alcune tratte. in particolare lungo la strada che costeggia in Mar Morto. In tutti i casi proverò a frugare nei miei ricordi ed in quelli ben più affidabili di Eugenia.
P.S.
Che giro fai? Passi da Deir Ezzor o da Aleppo?
comunque per me è stato un viaggio indimenticabile.

se vuoi ti mando il racconto del viaggio.
ciao Sergio
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sergioenrico
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Messaggio da sergioenrico »

Dopo un rapido consulto con Eugenia ti confermo che quasi dappertutto, sia in Siria che in Giordania, era disponibile la 95 ottani. Per la verde non ho chiari ricordi ma ha incontrato diverse gs sia 1100 che 1150 per cui suppongo che almeno nelle località più importanti si poteva trovare anche la verde. Tieni conto che spesso, sia la super che la verde si trovano (anche in Marocco è così) in una parte defilata della stazione di servizio.
ciao,
Sergio
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Picard
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Messaggio da Picard »

Grazie a te ed Eugenia per le dritte, mi avete tranquilizzato non poco! :P
A leggere la guida Lonely Planet sembra che trovare benzina al di fuori della Normale non sia proprio un gioco da ragazzi.

Certo che mi interessa leggere il tuo report... se me lo corredi di qualche foto te lo pubblico anche sul nostro sito.

Grazie ancora!
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Messaggio da sergioenrico »

Purtroppo le foto sono su pellicola. Il racconto è su un numero di mototurismo mi pare di dicembre 2002.
Il racconto eccolo qui, spero ti sia utile nonostante il tempo trascorso.

Ci siamo. Dopo aver speso le serate dei mesi invernali a consultare guide e carte stradali, dopo aver affrontato le infinite formalità necessarie per un viaggio in Medio Oriente, finalmente ci siamo. Alle cinque del mattino, io e mia moglie Eugenia, siamo già in viaggio verso Brindisi, dove ci attende il traghetto che ci porterà a Cesme, in Turchia.
L'itinerario che abbiamo preparato prevede, in circa un mese, l'attraversamento della Turchia fino alla Cappadocia, da qui a Palmyra in Siria, poi in Giordania fino ad Aquaba, sul Mar Rosso. Avremmo voluto fare il viaggio di ritorno attraverso Israele e la Grecia, ma l'indisponibilità di posti sull’unico traghetto, ci ha costretti a programmare il ritorno ancora via Siria e Turchia.
I 950 chilometri di autostrada che ci separano da Brindisi, sono al solito lunghi e noiosi, poche sono le moto incontrate. Ci imbarchiamo e sul traghetto, oltre a noi, solo una Ducati 996 di un ragazzo Turco che torna a casa dalla Germania!!
Sbarchiamo a Cesme, dove sbrighiamo le complesse formalità doganali con l'aiuto di Timur, un ragazzo Italo-Turco conosciuto sulla nave.
In Turchia, Il primo incontro è con una coppia di Inglesi: vengono dall'India e sono in giro in moto da un anno. Quando raccontiamo loro il nostro programma ci dicono “very nice”, lo hanno già fatto qualche anno fa.
Dopo aver cambiato i dollari con diversi miliardi di lire turche, ci dirigiamo verso Efeso, centro di una delle prime comunità Cristiane, seguendo uno spettacolare tratto della costa Egea.
Dopo aver preso alloggio, (nei dintorni di Efeso non mancano soluzioni per tutte le tasche) visitiamo il museo, nel quale sono ospitate alcune statue della Venere Efesina, una divinità anatolica assorbita dalla cultura greco-romana, che causò non pochi guai a S. Paolo.
Sarebbero necessari due giorni per visitare l'intero complesso archeologico, noi che avevamo già visto Efeso in un precedente viaggio, ripartiamo il giorno successivo, dirigendoci verso la regione dei grandi laghi Anatolici fino ad Egirdir, affacciata sul lago omonimo, città che ospita orgogliosa, la base dei commandos Turchi.
Ad Egirdir, ci lasciamo coinvolgere da un "procacciatore d'affari" che ci accompagna in una spartana ma linda pensioncina, dotata di uno spettacolare terrazzo sul lago.
L'indomani, di buon mattino, partiamo dirigendoci verso l'altopiano Anatolico per raggiungere una delle mete più suggestive del viaggio: La Cappadocia.
Attraversiamo gli immensi campi di grano che caratterizzano la parte centrale della Turchia. Superata Konya inizia la via degli Han. Degno di una sosta il Sultanhani, uno dei caravansarragli che a distanza di circa 30 chilometri scandivano le giornate di viaggio sulle antiche vie carovaniere.
Nel pomeriggio arriviamo a Uchishar, dove troviamo posto in un magnifico hotel con una vista mozzafiato su una delle più belle valli della Cappadocia.
Eravamo già stati qui otto anni fa, nonostante ciò la visita della Cappadocia rivela sempre il sorprendente fascino di questa terra. A distanza di pochi chilometri le valli cambiano il loro carattere: Zelve, assolata e solitaria con le sue mille chiese scavate nella roccia, la vivace Goreme, con il suo museo all'aperto, la valle dei camini delle fate, con i funghi di roccia che sono uno dei simboli più noti della Turchia.
Ma oltre al paesaggio, è la gente della Cappadocia a rivelare una Turchia arcaica, solo sfiorata da un turismo che sembra avere coscienza di essere ospite e non invasore.
Ripartiamo con ancora negli occhi la magia della Cappadocia, dirigendo decisamente verso sud. Il paesaggio è maestoso, le montagne del Tauro troneggiano in lontananza, la strada si insinua nelle ampie valli dell'altopiano. Fa freddo al mattino, accettiamo quindi volentieri il te offertoci dal gestore di un distributore di benzina.
Ci immettiamo in una strada a grande scorrimento, superata la catena del Tauro, attraversiamo la piana di Adana e arriviamo ad Ischenderun, l'antica Alessandretta.
Nulla conserva del suo passato, approfittiamo quindi della bellissima piscina dell'hotel affacciato su un mare non proprio invitante.
Seguendo le indicazioni della guida, (piuttosto buona la lonely planet) ci dirigiamo verso il confine Turco-Siriano di Kassab che sembra il meno frequentato. Dopo alcuni chilometri, siamo sorpresi di trovarci immersi in un paesaggio alpino, avvolti in una fitta nebbia.
La strada è davvero stretta e malconcia e prima del confine, non mancano alcuni chilometri di un facile sterrato che non costituiscono un problema per l’Africa Twin.
Arriviamo finalmente al confine, Il traffico è davvero inesistente, le pratiche doganali sono semplificate dalla cortesia dei funzionari Siriani che ci dedicano tutta la loro attenzione. Il passaggio in frontiera, senza il carnet de passage, ci costa 100 dollari compresa l'assicurazione temporanea della validità di un mese.
Percorriamo rapidamente la squallida autostrada che ci separa da Homs, vera porta del deserto che raggiungiamo senza particolari difficoltà, non senza aver sperimentato l’ospitalità orientale grazie ad un camionista che ci offre da bere.
A Homs iniziano i 160 chilometri di strada nel deserto che ci separano da Palmyra.
Non senza difficoltà usciamo dalla città, i cartelli da queste parti sono una rarità! Ci fermiamo spesso a chiedere indicazioni e ad ogni sosta, fatichiamo a declinare gli inviti a prendere il te.
Il deserto di ciottoli ci accompagna fino a Palmyra, la città della Regina Zenobia che contese a lungo a Roma il dominio della via delle spezie e che finì per essere sconfitta dall’Imperatore Adriano.
Anche ad un visitatore superficiale, le rovine della città antica appaiono spettacolari per l'eccezionale stato di conservazione. Una veloce ricognizione per orientarci e incrociamo altre due moto. Sono italiani e scopriamo che sono di ritorno dall'identico percorso che abbiamo programmato. Rientriamo in albergo e notiamo, non senza sorpresa, altre due moto con targa italiana.
La sera, ci uniamo agli altri motociclisti per una piacevole cena in uno dei tanti ristoranti per turisti della via principale, durante la quale scopriamo che a loro, il passaggio in confine è costato soltanto 70 dollari ; Pazienza !
Calata la sera, Palmyra si riavviva, auto anni cinquanta, decine di furgoncini con pelli di capra, luci multicolori e quant'altro, stracarichi di persone, rumoreggiano lungo le strade.
Il giorno successivo, gli occasionali compagni ripartono, noi che abbiamo più tempo, dedichiamo la giornata ad un accurata visita al sito archeologico.
Le rovine della città antica sono davvero uniche: La via di marmo, lunga oltre 500 metri, conserva integro il colonnato in una variante dello stile corinzio; Leggermente discosto dalla città, l'imponente recinto sacro dedicato a Baal, un Dio Fenicio il cui culto era praticato da qui, fino a tutto il Nord Africa.
Sotto il sole del deserto il luogo è davvero affascinante e lontano dai turisti del tutto compreso, il silenzio del deserto ci ripaga ampiamente delle fatiche del viaggio.
Ripartiamo come sempre poco dopo l'alba, diretti a Damasco per poi proseguire verso il confine con la Giordania.
Attraversiamo questo tratto di deserto con una piacevole temperatura. Il sole, basso all'orizzonte, disegna le lontane colline e le ombre lunghe del mattino ci regalano uno spettacolo difficilmente dimenticabile.
Alle dieci siamo già alla periferia di Damasco che dobbiamo attraversare per arrivare al confine.
Il traffico è davvero caotico, macchine, taxi collettivi, autobus e camion, tutti con l'immancabile foto del Presidente Assad e dei due figli, si infilano in ogni centimetro di spazio disponibile. Ci perdiamo continuamente e fatichiamo non poco ad uscire dalla bolgia infernale.
Finalmente, dopo due ore e innumerevoli richieste di informazioni, ci ritroviamo, completamente disidratati, sulla strada giusta e ci dirigiamo verso la Giordania.
Le pratiche di confine, che deve affrontare soprattutto Eugenia, mentre io mi occupo della moto, sono lunghe e complesse ma siamo aiutati dai cortesi funzionari doganali. Fortunatamente nemmeno qui è necessario il carnet de passage (come correttamente indicatoci dal touring club)
Ho il tempo di osservare la varia umanità che, trafficando con la merce più varia, contratta con i funzionari il permesso per il passaggio. Ci liberiamo in un paio d'ore e ci dirigiamo verso Gerasa, una delle città della Decapoli, una federazione di dieci città preesistenti alla invasione Romana, nota per essere stata teatro di uno dei miracoli di Gesù.
Stranamente, non ci sono alberghi a Gerasa, proseguiamo quindi per Aijloun a circa 20 chilometri, dove troviamo alloggio in un modesto albergo, privo di aria condizionata ma con vista sulla valle e su un castello del 1200, che faceva parte del sistema difensivo del Saladino.
Il giorno successivo riprendiamo la moto, ripercorrendo la strada già fatta, ci dirigiamo verso Gerasa, non lontana dal confine Israeliano.
la città conserva in modo eccezionale la testimonianza del passato di civiltà che Roma ha portato ai confini del deserto. Dell’antica Gerasa soltanto una piccola percentuale è stata dissepolta, nonostante ciò le rovine sono grandiose e i due teatri in ottimo stato di conservazione.
Il mattino successivo ci dirigiamo a sud, verso una delle mete più attese del viaggio: Petra, la città rosa, capitale del regno dei Nabatei.
Per arrivare a Petra è possibile scegliere tra tre strade che corrono parallele. Avendo poco tempo è preferibile la via del deserto, una autostrada monotona ma scorrevole; Più interessante è la strada dei Re, ancora più a ovest la strada lungo il mar morto, che pare difficilmente percorribile per l’assenza di stazioni di rifornimento.
Scegliamo di percorrere la strada dei Re o dei Sultani, come preferiscono gli Arabi, una antica via carovaniera che congiungeva il Mediterraneo al golfo di Aden.
La strada, in discrete condizioni, si snoda verso Sud, collegando antiche città come Madaba, dove nella chiesa ortodossa di S. Giorgio, ammiriamo un mosaico del IV secolo raffigurante la Palestina. Si incrociano impressionanti gole come quella di wadi Al Muijd, un canjon profondo circa 1 chilometro, dove la strada scende lungo le pareti della gola per poi risalire dall’altro lato.
La discesa è molto piacevole; Fondo nuovo, curve ampie e ben raccordate. La salita invece è ancora in costruzione e arrivati quasi in cima ci troviamo di fronte ad una frana dovuta ai lavori. Fortunatamente le previsioni di una lunga sosta si rivelano inesatte e la strada viene liberata in una mezz’ora.
Dopo il wadi, la strada si mantiene sull’altopiano battuto dal vento, man mano che ci dirigiamo verso sud, percorrendo la riserva naturale di Da’na, voluta dalla Regina Noor, il paesaggio diventa sempre più arido; Siamo in Moto da diverse ore quando finalmente vediamo le colline di Petra.
Il luogo si annuncia con una teoria di hotel che vanno dal villaggio di Wadi Musa fino all’ingresso di Petra. Troviamo alloggio in uno degli alberghi, è troppo tardi per entrare nel sito archeologico, quindi optiamo per un piacevole bagno in piscina e dopo aver cenato, proviamo ad esplorare i dintorni.
L’ingresso a Petra, da anni vietato ai mezzi motorizzati costa, per un giorno, la bella cifra di 60.000 lire, mentre ai cittadini Giordani vengono chieste 3000 lire. Dovremmo imparare!
Petra vale comunque da sola il viaggio. Il Siq, una spaccatura tellurica della roccia lunga un paio di chilometri e profonda fino a 200 metri, si restringe fin quasi a toccarsi e quando non sembra finire mai si allarga, ed appare, quasi per magia, il Tesoro.
Proseguendo lungo il wadi, che si apre in una larga valle si vedono, quasi appese alla montagna, le tombe reali, il teatro, scavato nella roccia, la via colonnata e più faticoso da raggiungere, ma da non perdere assolutamente, il Monastero.
Riprendiamo la moto e proseguiamo, sempre in direzione sud, verso Aquaba e il Mar Rosso, l’acquario di Allah, uno dei più bei mari della terra.
Una deviazione indica il Wadi Rum ad una trentina di chilometri e non resistiamo alla tentazione di vedere quello che ci raccontano essere uno dei deserti più spettacolari del Medio Oriente. La strada serpeggia in una larga vallata fiancheggiata da torri di roccia che sembrano emergere dalla sabbia.
Arriviamo fino alla rest house, da dove partono i fuoristrada che entrano nel deserto ma la moto carica e l’ora tarda ci consigliano di proseguire per Aquaba.
Man mano che scendiamo dall’altopiano la temperatura sale ben oltre i 40 gradi, il caldo si fa insopportabile. Arriviamo ad Aquaba nel pomeriggio e non abbiamo difficoltà nel trovare alloggio.
Anche Aquaba vive dopo il tramonto. la città, che nel pomeriggio sembrava deserta si anima, aprono negozi e ristoranti e la gente sciama per le strade, riconsegnandoci al clima caotico di una città del Medio Oriente.
Nonostante la voglia di mare, il giorno successivo riprendiamo la moto e torniamo al wadi Rum, dove ci sconsigliano decisamente di inoltrarci nel deserto in moto.
Affittiamo uno scalcinato pik up, (i prezzi del noleggio sono esposti alla rest house) alla guida un beduino dall’età imprecisabile, che ci porta in uno dei tours preparati dalla cooperativa che gestisce il luogo. Il giro programmato ci permette di visitare alcuni punti davvero spettacolari: Un siq con delle incisioni rupestri, un paio di archi naturali e tanto deserto, con colori che vanno dal giallo ocra, al rosso, al bruno intenso.
Dedichiamo il giorno successivo al Mar Rosso. Nonostante la vicinanza dei porti di Aquaba e di Eilat, le acque sono di una trasparenza cristallina.
La barriera corallina non è certamente paragonabile a quella del vicino Sinai, ma il fascino del mare tropicale è intatto, ed è facile nuotare in mezzo ai pesci multicolori. Purtroppo possiamo dedicare solo una giornata a questa meraviglia.
E’ arrivato il momento di prendere la strada del ritorno. Scegliamo la via del deserto per arrivare velocemente al confine con la Siria, distante circa 400 chilometri. Ci destano qualche impressione i cartelli che indicano Bagdad a 800 chilometri. Verso mezzogiorno siamo al confine e sbrigate le consuete pratiche doganali siamo di nuovo in Siria.
Sostiamo a Bosra, una località con un magnifico teatro Romano. Il villaggio che circonda il teatro, ha inglobato la preesistente città, utilizzando le antiche case. Prendiamo alloggio in un lussuoso hotel, che rappresenta l’unica soluzione praticabile e veniamo regolarmente spennati.
Il giorno successivo. dovendo attraversare Damasco, riusciamo di nuovo a perdere la strada, fortunatamente in modo meno drammatico di quanto era successo all’andata. Verso mezzogiorno siamo in vista del Quala’at al-Hosn.Il castello dei cavalieri, costruito durante la prima crociata sulla sommità di una ripida collina, dominava le strade che dal mare, portavano a Damasco. Poteva ospitare fino a 2000 cavalieri e tra i suoi ospiti fu Re Riccardo cuor di leone. La mole del castello è impressionante. E’ una costruzione militare a tutti gli effetti, poche le concessioni all’estetica. Nonostante ciò, la costruzione nel suo insieme, rivela una singolare grazia.
Per il viaggio di ritorno verso Cesme, scegliamo questa volta, di percorrere la costa Turchese. Passiamo velocemente da Antiochia e Alessandretta e raggiungiamo Kizkalesi, un castello crociato, formato da due corpi di fabbrica, l’uno in terraferma, l’altro, più suggestivo, su un isolotto a qualche centinaio di metri dalla riva.
Siamo di nuovo in moto per percorrere uno dei tratti più spettacolari della costa Turchese. La strada si inerpica con pendenze impegnative fino ad altezze di 400 metri sul livello del mare, tra lussureggianti piantagioni di banane, (che non manchiamo di assaggiare) lasciando intravedere delle baie incantevoli, raggiungibili solo via mare.
Superata la breve piana di Anamur, dove si trova un altro imponente castello, la strada compie un ultimo strappo, per poi distendersi e costeggiare un litorale purtroppo soffocato da una speculazione edilizia selvaggia. Arriviamo Side dove, l’aggressione al luogo antico da parte dei moderni insediamenti turistici lascia davvero perplessi.
Dopo aver superato Aspendos, con il magnifico teatro ancora largamente utilizzato grazie all’eccezionale stato di conservazione e Perge, con il suo teatro da 15.000 spettatori e uno stadio tra i meglio conservati del mondo antico, ci dirigiamo ancora verso l’interno della Turchia, per raggiungere Denizli e la vicina Pamukkale. Nonostante la precedente visita troviamo ancora sorprendente l’abbagliante bianco delle cascate calcificate, in contrasto con il paesaggio circostante arso dal sole. Dopo aver cercato inutilmente alloggio nei grandi alberghi, interamente prenotati dai gruppi organizzati, troviamo ospitalità in un piccolo hotel con una straordinaria vista sulle cascate.
Pamukkale, dopo essere stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, ha goduto di un sorprendente miglioramento, grazie all’abbattimento di tutti gli alberghi costruiti sulle cascate.
L’ultima tappa ci porta ancora a Cesme, dove aspettiamo il traghetto che ci riporterà a Brindisi. Il trasferimento notturno da Brindisi a Pavia è parecchio faticoso, soprattutto a causa del freddo intenso della notte di settembre, al quale non eravamo per nulla preparati.
Siamo a casa. Il viaggio, purtroppo finito, ci lascia insieme al rimpianto delle cose non viste, i magnifici ricordi che ci riempiranno il lungo inverno, in attesa di tornare ancora una volta sulla strada.


















Il viaggio in sintesi

Durata
Il viaggio descritto ha avuto una durata di trenta giorni. La moto utilizzata è stata una Africa Twin del 1997. Abbiamo viaggiato da soli, partendo da Pavia il giorno 12 agosto, facendo ritorno il giorno 9 settembre.
I chilometri percorsi sono stati circa 8.000, dei quali circa 3.500 in autostrada. Sono stati attraversati tre paesi: Turchia, Siria e Giordania, oltre naturalmente all’Italia.
Abbiamo sostato in 16 diverse località pernottando sempre in alberghi di medio livello con una spesa compresa tra i 40 e gli 80 Dollari per la camera con prima colazione. Naturalmente ci si può adattare a soluzioni diverse, spendendo nettamente di meno.

I costi
Abbiamo speso in tutto, per due persone, circa £. 8.500.000 così suddivisi:

Traghetti £ 1.800.000
Pernottamenti £ 2.500.000
Vitto £ 2.000.000
Benzina £ 800.000
Varie £ 800.000
Visti £ 600.000

Visti
Per i paesi attraversati è necessario il visto di ingresso.
In Turchia il visto viene rilasciato in frontiera dietro il pagamento di 5 Dollari USA e vale per un anno intero. E’ valida la carta verde Italiana.
Per la Siria e la Giordania occorre il visto rilasciato dai rispettivi consolati ed è valido per tre mesi dalla data del rilascio.
Attenzione. non è necessario il carnet de passage come correttamente indicatoci dal TCI.
Per la Giordania il visto ci è stato rilasciato in giornata presso il consolato di Milano.
Per la Siria, è invece stato necessario inviare i passaporti al consolato di Roma. I passaporti devono essere privi di ogni traccia di ingresso in Israele o di visti di uscita da paesi che possono far sospettare l’ingresso in Israele. Occorre fare molta attenzione perchè in questo, i funzionari Siriani sono molto scrupolosi.
In frontiera è necessario stipulare, sia in Siria che in Giordania, una assicurazione temporanea e pagare alcuni balzelli per l’ingresso.

Traghetti
Abbiamo utilizzato la compagnia Turkish Maretime Lines che si è rivelata del tutto decorosa. Nel costo del biglietto della cabina è compreso il pasto al self service. Con un supplemento di £.12.000 è possibile consumare i pasti al ristorante, evitando le interminabili code al self service.

Guide
Per tutti i paesi abbiamo utilizzato le ottime guide cult della Lonely Planet, che si sono rivelate aggiornate e precise. (forse un po' carenti nella descrizione delle strade) Altre informazioni si possono trovare sul sito internet del Ministero degli Esteri, oppure sul sito dell’ACI.

Eugenia Paganini e Sergio Lanfranchi - Pavia
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