Ciao Gio, spero di non dilungarmi troppo (non vorrei rubarti il podio

)
le bobine sono costruite per generare scariche elettriche nella miscela aria-benzina, miscela che comprende una minima parte conduttiva, la benzina polverizzata, ed una grande parte di aria compressa dal pistone. La resistenza equivalente vista agli elettrodi della candela, prima dell'innesco, è di diversi Megaohm, la tensione sale nel giro di pochi microsecondi fino a valori di 15-30KV, poi finalmente scocca la scintilla, il dielettrico dell'aria si buca e si forma un canale di plasma tra gli elettrodi (uno ed uno solo sempre) e la tensione crolla a valori di 80-100V per tutta la durata della scintilla. Già qui possiamo capire che 4 o 5Kohm in serie a diversi megaohm non infastidiscono più di tanto la bobina. Le bobine sono infatti testate di solito con 1Mohm/20pF di carico che è già un carico molto basso.
All'aumentare del gap della candela aumenta la resistenza tra gli elettrodi ed aumenta di conseguenza la tensione necessaria a bucare l'isolamento (la miscela). Questa tensione è ovviamente limitata e non può essere infiinita, ad un certo punto intervengono fenomeni parassiti (costruzione e e materiali usati) che fan si che il valore si limiti. Se scolleghiamo le candele, infatti tutti sanno (o dovrebbero sapere) che si corre il rischio di rompere le bobine, proprio perchè la scintilla fa di tutto per scoccare, a costo di bucare l'isolamento dell'avvolgimento della bobina stessa.
La bontà di una scintilla si determina dal fronte di salita della tensione, dalla tensione massima d'innesco e soprattutto dalla durata.
1) Il fronte di salita dipende dalla capacità parassita dei cavi, della bobina e soprattutto dal tipo di accensione elettronica usata: a scarica capacitiva o induttiva. Una volta i motori da competizione e oggi ormai solo i ciclomotori, avevano le scariche capacitive cioè un condensatore caricato ad alta tensione che veniva scaricato tramite un transitor sulla bobina generando una scarica risonante. I vantaggi sono: una scintilla che scocca sempre, capacità di bruciare i depositi carboniosi e facilità di avviamento a freddo. Gli svantaggi sono: la scarsa durata della scintilla che non garantisce un fronte di fiamma omogeneo e costante.
Le accensione induttive, cioè quelle oggi più usate, hanno un fronte di salita più lento con meno capacità di "forare" l'isolamento, ma permette un controllo molto più preciso della durata della scintilla e con l'esperienza motoristica questo tipo di controllo ha preso il sopravvento anche sulle moto (ovviamente centrano anche i costi e gli ingombri inferiori che hanno contribuito al suo successo)
2) La tensione massima d'innesco dipende dal circuito elettronico di pilotaggio (ma qui ormai non ci sono più problemi come una volta), dal progetto e dai materiali usati per bobine e cavi e, ovviamente, dal gap della candela ovvero dal tipo di elettrodo della candela: elettrodo/i radiali esterni, interni, accostati, a tetto, con scarica superficiale o semisuperficiale, ecc. Comunque di solito non si va mai oltre i 30KV.
3)La durata della scintilla dipende dall'energia immagazzinata dalla bobina (1/2 L*I^2 di solito >30mJ) cioè dall'induttanza primaria L della bobina (2,5mH nel nostro caso) e dalla corrente di carica I (di solito 6-8Ampere) ma non fate calcoli perchè tanto la formula vale in un circuito ideale e non in un circuito pieno di parassiti come nel caso delle bobine d'accensione.
Basta sapere che è l'energia che determina fondamentalmente quanto dura la scintilla, infatti è data da V*I*T dove V è la tensione DURANTE la scarica 60-100V che è abbastanza costante perchè è una caratteristica fisica dell'aria e del gap della candela (0,7mm per es.), I dipende da quanto è grande il canale che si apre nella miscela durante l'arco ed è incontrollabile e T è il tempo risultante che si vuole sia il più lungo possibile (cioè almeno 3-5ms).
Quindi per rispondere alla tua domanda (

), la corrente di scarica della scintilla è un valore non controllabile direttamente, non predicibile e di fatto non così importante rispetto ai tre parametri suddetti che invece sono gli obiettivi ricercati dai progettisti di impianti d'accensione. Una resistenza in serie di qualche Kohm non fa altro che aumentare la tensione di scarica e ridurre quindi la durata della scintilla, ma di quantità assolutamente trascurabili.
Se poi ti spaventa l'effetto del riscaldamento di tale resistenza, stai tranquillo, perchè la corrente media che gli scorre dentro durante la scintilla è per esempio di 50mA per 5ms che su 5Kohm fanno 12W che spalmati su un ciclo motore di 15ms a 8000rpm fanno 4W. Un valore gestibilissimo dalla candela, considerando che è fatta per lavorare con il naso a 2000°C.
L'usura degli elettodi è legato oltre ovviamente dal tipo e dal materiale, anche dall'energia della scintilla, dalla temperatura di lavoro, dalla polarità della scintilla e dalla corrosione chimica delle sostanze con cui vengono a contatto.
Indirettamente centra anche la resistenza, perchè questa evitando oscillazioni della tensione ed evitando quindi disturbi RF, tende ad annullare le "code di scintilla" che facilitano l'erosione dell'elettrodo, ma è il classico manico della cavagna (cesta in piemonteisa) cioè un effetto secondario.
credo di aver finito

Ciao Giotek
P.s. per moma, scusa non era voluto.